venerdì 18 aprile 2014

Partnership al progetto (parte I)

Per la buona riuscita di un progetto (e,più importante,per la sua realizzazione) è necessario trovare uno o più partner che approvino le scelte progettuale dell'architetto.

Per iniziare,cercando su internet, ho scoperto che il progetto pensato da me,ossia una Biblioteca dello sport esiste di già,precisamente a Padova. Ho quindi chiamato questa biblioteca per capire quale è stata la motivazione per cui si è sentita la necessità di costruire questo tipo di biblioteca,in che modo è stato pensato questo spazio e l'eta media che una struttura di questo genere attira.
Ho quindi scoperto che la biblioteca è stata finanziata dal comune insieme ad alcune associazioni locali al fine di avvicinare i giovani,ma anche persone più adulte,allo sport non inteso solamente come attività fisica ma anche come attività culturale e conoscitiva. Infatti la risposta data dalla comunità padovana e non è stata molto sorprendente in quanto persone di tutte le età,dai giovanissimi che frequentano le scuole secondarie di primo grado fino ad arrivare a persone anziane, frequentano questo spazio. Esso per ragioni di spazio(e di costi) non è molto grande ma vista l'affluenza,in un prossimo futuro, si sta pensando di trasferirlo in un edificio più grande.



Dopo aver effettuato questa telefonata ho iniziato a cercare un ipotetico cliente che fosse interessato alla mia idea. Cercando su internet ho trovato un'associazione che opera a livello nazionale, la AICS ovvero l'Associazione Italiana Cultura e Sport, che reputavo un buon partner per il progetto. Ho avuto un primo colloquio telefonico con l'associazione che è sembrata interessata all'idea di spazio sportivo-culturale. Ho quindi inviato un'email all'ufficio "Politiche giovanili" e nei prossimi giorni spero di avere una risposta per fissare un appuntamento con un responsabile.


lunedì 14 aprile 2014

Ex tempore 7-04-2014

"...è assente l'atto,anch'esso fondamentale,dello SCAVO.Prima o poi farò questo disegno ma ho deciso di non inserirlo nella serie che avete appena visto.La sua assenza non è dovuta infatti ad una disattenzione quanto ad una rimozione. Probabilmente il fatto di aver scavato nel tema del linguaggio come ho cercato di fare nel corso di questo lavoro,che è stato abbastanza lungo ed accidentato,ha fatto si che proprio l'azione dello scavare fosse rimossa..."
F. Purini,Una lezione sul disegno,Gangemi editore,Roma

Mercoledì 7 Aprile abbiamo svolto in aula un ex Tempore della durata di circa 4 ore. Scopo del lavoro era di riuscire a produrre un'idea di progetto sulla base delle considerazione già affrontate a partire dall'inizio del Laboratorio quali la scelta del luogo,lo studio delle componenti naturali(soleggiamento e vento) ed infine la scelta del tema progettuale. Avendo le idee ben chiare su cosa inserire ci siamo cimentati nella primissima progettazione,lavorando molto sui volumi e sulla forma di essi:il tutto doveva essere riportato (nella maniera più libera possibile,come si vede dalla foto) su un foglio bianco di formato A3 inizialmente firmato dal prof Saggio a dagli assistenti Rosetta e Gaetano.
Il mio ragionamento si è basato,come si legge nelle prima righe,riprese da un piccolo volume scritto da Franco Purini, sull'idea dello Scavo. Questa idea mi è sembrata la più naturale e spontanea in quanto proprio nelle vicinanze scorre il fiume Tevere che forma un'insenatura importante che caratterizza la parte di città dove stiamo lavorando,ossia il Villaggio Olimpico.
Risultato dell'ex Tempore

"Così come una forza naturale,quale il fiume,scava e forma un disegno sinuoso,così anche l'architetto,attraverso una forza naturale plasma il lotto."

Scavando si creerà quindi un gioco di quote. Attraverso questa differenze di altezze cercherò di inserire tutte le componenti che caratterizzano la mia idea di Mixite ovvero la biblioteca dello sport, la casa dellos tudente ed il parco,quest'ultimo pensato nel livello più basso del lotto,quello scavato appunto.

Ulteriori idee concepite in seguito all'ex tempore

Il lavoro è stato continuato a casa,cercando di andare oltre i volumi elementari pensati a lezione e studiando il miglior posizionamento dei volume in base al soleggiamento e alla ventilazione.

domenica 6 aprile 2014

Il Bang (Parte II) - "Scuci e cuci"

Partendo da forme elementari,con un processo che potremmo chiamare "scuci e cuci",si possono effettuare molteplici combinazioni. In queste "tavolette" ho volute inserire le 3 ipotesi che reputavo più significative e interessanti per la realizzazione di un progetto che comprende più funzioni,sulla base dell'idea di Mixitè che dall'inizio del corso stiamo portando avanti in maniera decisa. Gli spazi,ovvero la biblioteca dello Sport il parco pubblico e la casa degli studenti,scaturiti da uno studio del contesto urbano,prendono forma attraverso la scomposizione e la successiva ricomposizione dei volumi che componevano il primo progetto per la realizzazione di Casa Frug dell'architetto postmoderno Robert Venturi. La sistemazione degli spazi è pensata tenendo conto dei dati relativi al soleggiamento e alla ventilazione al fine di garantire un confort ambientale elevato e cercando di ridurre al minimo l'utilizzo di fonti di energia non rinnovabili sfruttando al massimo l'energia solare,riducendo così l'uso di illuminazione artificiale e l'utilizzo di impianti di climatizzazione.





Prime Idee (in Sezione)  per la sistemazione degli spazi

giovedì 3 aprile 2014

Il Bang (parte I) - Robert Venturi e il Post-Moderno

Robert Venturi (1925)

Opera in stile Pop Art raffigurante l'architetto Venturi e,
sullo sfondo,la sua opera più famosa:Casa Vanna Venturi

“Se Kahn rivendita l’assoluta corrispondenza tra forma e funzione,Venturi ne dichiara apertamente l’indipendenza,se Kahn, seguendo il principio della stanza, vuole che gli elementi costruttivi strutturino lo spazio, Venturi programmaticamente tralascia la costruzione come fatto dell’ingegneria,se Kahn aborrisce l’idea stessa di una qualsiasi decorazione aggiuntiva,Venturi rivendica la decorazione come elemento risoluto dell’architettura. Insomma alla coerenza l’incoerenza,al concetto di spazio istituzionale quello di riparo,a un processo da dentro a fuori uno da fuori a dentro,ad un concetto di modularità assoluta quello di ritmo….”

Da queste poche righe,tratta dal libro “Architettura e Modernità”,scritto dal prof. Antonino Saggio, si comprende da subito quale profonda distanza di pensiero architettonico,concettuale e filosofico ci sia tra due grandi maestri dell’architettura che,sembra paradossale,lavorano negli stessi decenni del novecento. C’è di più:Venturi,più giovane di Kahn,sarà,per un breve periodo,allievo dell’architetto estone ,assorbendo dapprima il pensiero del maestro,per poi ampliarlo e,come abbiamo visto prima,distaccarsi completamente.

Biografia
Venturi,nasce a Filadelfia,si  laurea all’ Università di Princeton nel 1947e ottiene un Master.Vincerà poi una borsa di studio dell’Accademia Americana di Roma, dove soggiornerà dal 1954 al 1956. Collaborerà con Eero Saarinen e Louis Kahn prima di aprire il proprio studio nel 1958. Dal 1989 lo studio prende il nome di Venturi, Scott Brown(sua moglie) & Associates. Venturi ha ottenuto nel 1991 il prestigioso Premio Pritzker ed ha insegnato in numerose università come Yale, Princeton e Harvard, oltre ad essere accademico d’onore dell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze. E’ la sua opera teorica ad esercitare, ancora oggi, grande influenza.

Schizzo dell'architetto dove possiamo leggere la sua idea di Architettura


Il periodo storico
Prima degli anni Cinquanta del XX secolo la concezione che regnava sovrana in architettura era il cosiddetto “Movimento moderno” che trova i suoi massimi rappresentanti in  Le Corbusier,F.L.Wright,Alvar Aalto ed altri grandi maestri del XX secolo. Dopo la seconda guerra mondiale,però,inizia a nascere un pensiero architettonico che contrasta questa architettura. In risposta ad essa e all’International Style,nell’America settentrionale si iniziò a Parlare di Movimento Postmoderno. Uno dei teorici più importanti è proprio Robert  Venturi (nonostante egli stesso più volte ha affermato di non farne parte).
Il paragrafo tratto dal libro del Prof. Antonino Saggio spiega in modo estremamente chiaro quale profonde differenze ideologiche ci sono tra Movimento Moderno e Movimento Post-Moderno.
Compresa la differenza tra i due stili,è utile ora capire come si deve leggere un edificio post-moderno e cosa l’architetto vuole comunicarci con la sua opera. Utilizzerò un paragrafo tratto dal libro “The language of post-modern architecture” scritto da Jencks dove  viene teorizzata una duplice chiave di lettura da adottare per comprendere queste realizzazioni:

Un edificio post-moderno è per dirla in poche parole un edificio che comunica almeno a due livelli in uno stesso tempo: agli altri architetti e ad una minoranza che comprende i significati specifici dell’architettura, e ad un più vasto pubblico o agli abitanti del luogo che si occupano di altri problemi, quali il comfort, la costruzione tradizionale e lo stile di vita. Così l’architettura post-moderna appare un ibrido e, se è necessaria una esemplificazione visiva, la si può riferire alla facciata di un tempio classico greco. Quest’ultima è un’architettura geometrica di eleganti colonne scanalate nella parte inferiore, mentre in alto presenta un tumultuoso bassorilievo di giganti in lotta, un frontone dipinto in rosso e blu profondi. Gli architetti possono leggervi le implicite metafore e i sottili significati dei tamburi di colonne, mentre il pubblico può reagire alle metafore esplicite e ai messaggi degli scultori. Di fatto, ognuno risponde in qualche modo ad entrambi i codici di significato, così come fa di fronte ad un edificio post-moderno, ma certamente con una diversa intensità e comprensione: è questa discontinuità di gusti e di cultura la base teorica del “doppio codice” del Postmodernismo”.



Le opere ed il pensiero
Riprendendo il pensiero di  Jencks possiamo vedere come anche Venturi  plasmi le sue composizione con una duplice chiave di lettura:  nelle sue opere,infatti, alterna sempre due registri. Il primo è quello popolare, che tenta di parlare attraverso forme semplici e consolidate nella tradizione. E’ l’archetipo della casa presente nella coscienza comune; un rifugio sicuro in un periodo in cui le antiche sicurezza vengono cancellate da una modernità alienante.
Il secondo invece è aulico e sembra ammiccare costantemente ai professionisti del settore: in questo senso sono presenti elementi che richiamano, in maniera più o meno esplicita, artisti che vanno da Palladio a Le Corbusier; come ironicamente fa notare Tom Wolfe in “Maledetti architetti” questa architettura, che a prima vista appare così vicina al gusto popolare, è permeata di citazioni che sembrano voler mettere costantemente alla prova l’acume degli altri architetti.
Attraverso i due scritti: “Learning from Las Vegas”,scritto con la moglie e pubblicato nel 1972, e “Complessità e contraddizione in architettura” pubblicato sei anni prima,nel 1966, dove possiamo leggere come l’architetto voglia superare quella che lui considera architettura d’elite,didattica e dottrinaria,che escludeva moltissimi aspetti del reale. Nelle sue progettazione si cerca,invece, di inserire elementi decorativi,anche kitsch,che siano di facile comprensione per la cultura “bassa”,abbracciando e (ri)prendendo il pensiero della Pop Art che già da un decennio aveva trattato questi temi,cercando di far convivere l’aulico e il volgare. Tutto questo ragionamento può trovarsi sia nella parola Complessità che compare nel suo scritto del 1966 sia nel pensiero di Jencks sulla duplice lettura di un edificio Post-Moderno (vedi paragrafo in alto).
Analizzando invece il secondo termine che troviamo nel titolo del suo scritto,Contraddizioni,termine con cui Venturi esprime,quello che io ho reputato il suo Bang, ovvero la Giustapposizione di scatole il più possibile semplici concentrandosi sul designo della decorated shed,ovvero della pelle esterna. Si cerca quindi l’esaltazione dell’epidermide,il significato dell’architettura è dato,quindi,dal gioco ironico e dissacrato delle contraddizione,appunto,cercando di esaltare,isolandoli e dilatandoli,(tecnica tipica della Pop Art) il valore simbolico di alcuni elementi familiari quali il tetto,la finestra,la porta.

“ Il banale diventa meraviglia come nel ricordo a distanza di un adulto che guardo il mondo con gli occhi di se stesso bambino”


Questo libro,paragonabile solo a “Vers un architecture” di Le Corbusier, segnerà l’immortalità del pensiero Venturiano facendo diventare l’architetto un doppio campione: da una parte della sepoltura dei padri del movimento moderno e dall'altra di una interpretazione che vede l’architettura tutta in una ricerca formale e in una nuova libera inclusivista di azione.


La parola Giustapposizione sarà un concetto fondamentale di tutta la progettazione Venturiana. Giustapposizione di elementi ma giustapposizione pensata anche come ideale che unisce stile e funzionalità. L’ideale di integrazione è totalmente abolito. Al suo posto vi è quello di accostamento. Questo concetto è espresso nella sua seconda pubblicazione “Learning from Las Vegas”:la facciata acquisisce all’interno del progetto d’architettura una inedita centralità. Essa diventa un elemento dotato di un proprio significato.Tale significato è chiaramente connesso con il contesto produttivo, culturale e artistico da cui è generato e a cui esso è rivolto: nel caso di Las Vegas ciò che legittima quella pratica progettuale che dà forma al decorated shed e all’edificio duck sono i meccanismi dell’audience, le tecniche comunicative della Pop Art, i linguaggi massmediatici e quelle modalità di percezione della città che includono il movimento.

Le opere






Casa Vanna Venturi (progettata per sua madre) è  l'opera più nota di Robert Venturi

domenica 23 marzo 2014

Santa Maria Sopra Minerva

Ieri,in un momento di svago, ho visitato ,a mio parere, una delle chiese più belle di Roma:

La chiesa di Santa Maria Sopra Minerva. Rimasto affascinato dalla sua bellezza 

interna(esternamente infatti risulta molto sobria e un po' anonima) ho effettuato una 

ricerca per capire l'evoluzione di questo edificio sacro.





Vista della chiesa dalla navata centrale

Santa Maria sopra Minerva è dal 1566 una basilica minore con titolo cardinalizio. Già nel sec. VIII esisteva un’antico oratorio dedicato alla Vergine, che papa Zaccaria nel 750 aveva concesso a monache basiliane fuggite dall’Oriente, a cui fin dall’VIII sec. fu aggiunto il toponimo di Minervum.
L’aggiunta era dovuta al fatto che l’oratorio sorgeva nei pressi del tempio di Minerva Chalcidica. In realtà su tutta l’area attualmente occupata dalla basilica di Santa Maria sopra Minerva e dell’annesso ex-convento, sorgevano tre templi dell’antica Roma: il Minervium, di origine domizianea eretto in onore di Minerva Calcidica, l’Isèumdedicato a Iside, e il Serapèum dedicato a Serapide.
Il primo documento del passaggio dell’oratorio ai frati predicatori è del 1266; nel 1275 ne ottennero il possesso effettivo per interessamento del loro confratello fra Aldobrandino Cavalcanti, vescovo di Orvieto e vicario del papa a Roma.


Nel 1280, sotto il pontificato di Niccolò III, l'oratorio fu costruito ex novo ed ebbe inizio la costruzione della grandiosa chiesa gotica a tre navate, probabilmente su disegno dei domenicani Fra Sisto Fiorentino e Fra Ristoro da Campi. Bonifacio VIII fu il propulsore del progetto, quando nel 1295 elargì una ingente somma di denaro. Molti fedeli seguirono l’esempio.
Anche dopo il trasferimento del papato ad Avignone la costruzione della basilica proseguì. Verso la metà del XIV sec. fu aperta al culto, dopo il completatamento della zona absidale, della crociera e delle navate laterali con copertura a capriate visibili.
Importanti rifiniture, tra cui la sistemazione della facciata e il rafforzamento della navata laterale destra, furono finanziate dal conte Orsini nel 1453. Quasi contemporaneamente il cardinale domenicano Giovanni Torquemada, zio del celebre inquisitore, fece erigere la navata centrale. Le difficoltà di finanziamento dei lavori e la riduzione di altezza dell’edificio, dovuta alla sostituzione della copertura a capriate visibili con le volte, ridussero lo slancio tipico dello stile gotico.


Nel 1600, in seguito al rifacimento delle cappelle del transetto, alla costruzione o ricostruzione delle laterali, alla riduzione a tutto sesto degli archi delle navate mediante soprastrutture in legno e stucchi, la chiesa assunse un aspetto prevalentemente barocco. Nel secolo XVIII, la decorazione della facciata rimasta in nudi mattoni fino al 1725 fu resa più decorosa dall’impegno di Benedetto XIII e dai progetti degli architetti Raguzzini e Marchionni che accentuarono il carattere barocco di tutto l'edificio. Nel 1824 l’architetto domenicano fra Girolamo Bianchedi ricondusse l’edificio a linee più essenziali eliminando le impalcature barocche dalle arcate laterali. Ma dopo la sua morte i lavori che seguirono furono di segno opposto. I rivestimenti in finto marmo dei pilastri e delle colonne e le decorazioni pittoriche delle pareti e delle volte erano visibilmente in contrasto con la semplicità delle linee architettoniche. Sebbene l’aspetto dell’edificio porti i segni visibili di tortuose vicende storiche, la basilica è l’unico esempio di chiesa gotico medievale nella città di Roma.

Tomba dedicata al Papa Leone X

In Santa Maria sopra Minerva sono contenute le tombe di Santa Caterina da Siena, Patrona primaria d’Italia e del pittore fra Giovanni da Fiesole, il Beato Angelico, nel 1984 dichiarato da Giovanni Paolo II "Patrono Universale degli Artisti".

Per ulteriori e più approfondite informazioni sulla chiesa:http://www.basilicaminerva.it/visita/visita.htm

Analisi ambientale e morfologica



martedì 18 marzo 2014

MuSe - Renzo Piano

Il profilo della struttura progettata e realizzata da Renzo Piano richiama le montagne circostanti e la stessa organizzazione su più piani del percorso di visita è una sorta di metafora dell'ambiente montano.


Il MUSE nasce all'interno di un contesto urbanistico e paesaggistico frutto di un'unica visione progettuale che ha l'ambizione di qualificarsi come una rilevante riqualificazione urbana di queste parte della città, verso il suo fiume. Qui troveranno spazio funzioni commerciali, residenziali e di terziario, nonché quelle di interesse pubblico delle quali il MUSE ne costituisce la maggiore espressione.
L'edificio del museo si sviluppa in pianta su una lunghezza massima (Est/Ovest) di 130 m fuori terra e una larghezza massima (Nord/Sud) di 35 m.
L'edificio sviluppa le sue funzioni in 2 livelli interrati e 5 livelli fuori terra (compreso il piano terra). Tutti i piani fuori terra, più il -1 , accolgono sia funzioni destinate al pubblico sia attività amministrative di servizio e di ricerca. Il -2 è destinato essenzialmente a parcheggio.
La forma architettonica nasce quindi, oltre che dalla interpretazione volumetrica dei contenuti scientifici del museo, anche dai rapporti con il contesto: il nuovo quartiere, il parco, il fiume, Palazzo delle Albere. Tutti questi input prendono poi materialmente forma attraverso una più libera declinazione degli elementi architettonici che costituiscono il resto del quartiere nelle sue altre funzioni, residenziale terziaria e commerciale.
L'edificio è costituito da una successione di spazi e di volumi, di pieni e di vuoti, adagiati su un grande specchio d'acqua sul quale sembrano galleggiare, moltiplicando gli effetti e le vibrazioni della luce e delle ombre. Il tutto è tenuto insieme, in alto, dalle grandi falde della copertura che ne assecondano le forme, diventando elemento di forte riconoscibilità.
Le varie funzioni del Museo possono raggrupparsi in cinque principali famiglie:
funzioni pubbliche: comprendono quegli spazi accessibili al pubblico, ma non direttamente legati alla funzione museale espositiva. Fa naturalmente parte di questo gruppo di spazi, la lobby di ingresso. Concepita come una sorta di "piazza" coperta, rappresenta il naturale prolungamento del principale asse pedonale pubblico del nuovo quartiere e che inoltre permette, attraversandola, di raggiungere lo spazio verde di fronte al Palazzo delle Albere. Vi è poi la Biblioteca/Mediateca, distribuita al piano terra, con uno spazio di "prima consultazione", e su tutto il primo piano del corpo di fabbrica ad Est della lobby. La funzione della Biblioteca è poi completata con uno spazio di deposito al livello -1. Altre funzioni comprese in questo gruppo sono: la sala conferenze di 100 posti, con relativo spazio foyer al livello -1 e la caffetteria al piano terra, con affaccio diretto sulla lobby di ingresso;
- aree espositive: sono tutti quegli spazi legati all'attività espositiva e che comprendono quindi sia i veri e propri exhibit floors, che le aule destinate ad attività didattiche di complemento alla visita. Gli spazi espositivi sono distribuiti dal livello -1 a quello +4. Vari tagli nei solai, nonché l'inclinazione delle coperture a falda, consentono di avere, lungo il percorso espositivo, alcune aree con altezze libere più generose, utilizzabili per allestimenti che richiedano maggior spazio;
- collezioni e ricerca: comprendono unità ambientali legate a quelle funzioni, di studio e ricerca, che sono parte integrante dell'attività scientifico-culturale svolta dal Museo. Si tratta di una serie di Laboratori divisi per specializzazioni, nonché di spazi per catalogare e conservare le varie collezioni. Sono ambienti, questi ultimi, caratterizzati da specifiche attenzioni tecnologiche ed impiantistiche, per garantire le corrette condizioni per la preservazione delle raccolte. La posizione e la conformazione del layout di alcuni laboratori è stata fatta al fine di consentire un periodico percorso di visita da parte del pubblico;
uffici: gli uffici sono concentrati negli ultimi tre piani del corpo di fabbrica ad Est. In particolare, il livello +2 è riservato alle postazioni di lavoro legate all'attività di ricerca, mentre ai livelli +3 e +4 si concentra l'attività amministrativa e direzionale. L'accessibilità e la riservatezza di queste funzioni, è garantita da un sistema indipendente e dedicato di scale ed ascensori, nonché da un ingresso "filtrato" dalla lobby ed uno riservato dal fronte Est;
magazzini e servizi: si tratta di quegli spazi adibiti a contenere i materiali per gli exhibit, le mostre già utilizzate ecc., nonché alcuni ambienti attrezzati per il montaggio, l'assemblaggio e altre lavorazioni per la preparazione degli allestimenti. Questi spazi si trovano essenzialmente al livello -1, a ridosso dell'area espositiva, al fine di assicurare una facile connessione in fase di allestimento. L'accessibilità dall'esterno è garantita da una apposita rampa carrabile, indipendente da quella che da accesso ai parcheggi del livello -2. Di fronte all'ampio portone di ingresso, posto al livello -1 ai piedi della rampa, vi è un'area di manovra in piano con funzioni di "loading dock". Uno speciale e dedicato montacarichi è previsto, al fine di facilitare le operazioni di allestimento sui principali exhibit floors.
Ognuno di questi gruppi funzionali è dotato di percorsi e sistemi di risalita dedicati. In particolare, in riferimento al superamento delle barriere architettoniche, tutti i gruppi di funzioni sono dotati di uno o più ascensori di dimensioni congrue all'utilizzo da parte dei diversamente abili. In generale sono poi stati predisposti tutti gli accorgimenti per garantire una completa accessibilità e per rispondere alle indicazioni normative a riguardo.


prospetti Nord e Sud vedono l'uso del rivestimento lapideo in verdello bocciardato, sostenuto meccanicamente da una sottostruttura metallica, riprendendo una finitura che caratterizza gli angoli di maggior pregio dei vari edifici nel nuovo quartiere, e qui caratterizza la finitura di tutte le superfici opache. Alle "masse" rivestite in pietra, si alternano poi le superfici vetrate. Ai piani terra, in corrispondenza dei percorsi verticali, a tutta altezza sui fronti Nord e Sud della lobby e della "rain forest".
nodi in acciaio dei serramenti, riprendono per forma, passo e dimensioni, gli elementi già utilizzati nel resto dell'intervento, acquistando però maggior complessità ed arricchendosi dei necessari elementi di irrigidimento e controvento, sulle grandi superfici.
Il fronte Est, corrisponde alla porzione dell'edificio che contiene la Biblioteca e gli uffici, è caratterizzato dalla così detta "facciata verde".
Il fronte è scandito da una successione di montanti principali in legno lamellare, con passo di m 3.75 ogni campo, è poi ritmato da una struttura secondaria che dimezza il modulo e con un sistema di mensole metalliche sostiene, in corrispondenza di ogni marcapiano, una serie di "vasi" appositamente disegnati ed attrezzati con sistema di irrigazione e drenaggio, destinati a far crescere lungo la facciata (attraverso appositi sostegni verticali tra vaso e vaso) specie rampicanti, scelte in una studiata miscela, tra perenni e a foglia caduca. Il fronte Ovest è caratterizzato dalla vista in successione delle falde di copertura, con in primo piano quelle in vetro della serra tropicale.
Le coperture sono caratterizzate da una successione di grandi falde, con orientamento Est-Ovest, in parte opache, con finitura in zinco, ed in parte in vetro trasparente. Tutte le falde sono dotate di generosi sbalzi, caratterizzati da un progressivo alleggerirsi del telaio strutturale e un diradarsi, in fasce sempre più strette, del manto di copertura.
Le falde con copertura opaca sono finite con un manto in lamiera di alluminio zinco-patinata, completo di accessori, elementi di finitura, sistemi ferma-neve e di sicurezza. Inoltre è prevista l'installazione di pannelli fotovoltaici, con dimensione e passo coerente con quello della struttura di copertura, provvisti di appositi supporti per una corretta inclinazione verso Sud. Le coperture vetrate caratterizzano il volume della lobby e quello della serra tropicale.
Gli spazi esterni, attigui al Museo sono pensati in armonia con gli spazi pubblici dell'intero intervento sull'area ex-Michelin, che a sua volta interpreta i dettagli ed i materiali presenti nel centro storico di Trento. I marciapiedi, nonché i cordoli ed i bordi dello specchio d'acqua, sono in pietra verdello con finitura bocciardata. Questa pavimentazione continua all'interno della lobby, a sottolineare l'idea del prolungamento dello spazio pubblico esterno anche all'interno del Museo.
Gli spazi espositivi, ed in generale quelli accessibili al pubblico, hanno un pavimento in listoni di bamboo massello listellare, particolarmente duro e resistente all'usura. I laboratori hanno una finitura in resina, mentre per gli uffici amministrativi e direzionali è prevista l'installazione di un pavimento sopraelevato.
La serra tropicale rappresenta un elemento architettonico con complesse dinamiche di funzionamento, destinato quindi a particolari attenzioni, sia tecnologiche che impiantistiche.
Questo oggetto è al tempo stesso parte integrante del percorso espositivo, nonché vera e propria "green-house", con il compito di far crescere e preservare un pezzo di foresta pluviale.
Per questo motivo, pur provvedendo a garantire, in qualsiasi periodo dell'anno, le condizioni per poter essere visitato dal pubblico, la presenza di esemplari tipici della flora tropicale, con necessità di temperatura ed umidità specifiche, non consentirà a questo ambiente di avere le stesse condizioni climatiche di un normale spazio espositivo.
Il volume della serra è la parte del Museo più vicina a Palazzo delle Albere. Si è preferito infatti affidare alla trasparenza ed alla leggerezza, il compito di dialogare più da vicino con il delicato contesto.
Lo stesso intento di instaurare un rispettoso confronto con questa importante preesistenza storica, ha suggerito la scelta di far partire il volume interno della serra dal livello -1, così da avere la possibilità di una altezza libera interna di circa 12 m, mantenendo l'altezza del volume fuori terra a circa 8 metri. La geometria, trova la genesi dei suoi allineamenti nel contesto della progettazione dell'intero quartiere ed è caratterizzata da due falde convergenti in pianta, una rivolta verso Nord-Est, ed una verso Nord-Ovest. Una copertura piana triangolare chiude il volume orizzontalmente, una grande facciata trapezoidale in vetro chiude il fronte Sud, una più piccola, triangolare, quello Nord. Nelle strutture ritroviamo l'utilizzo complementare di travi in legno con elementi in acciaio, che lavorano sfruttando al meglio, ognuno, le proprie caratteristiche statiche. L'involucro trasparente della serra è dotato di apposite aperture, sia in basso che in alto, per consentire la necessaria ventilazione naturale, nonché di sistemi di ombreggiamento per le superfici maggiormente esposte all'irraggiamento estivo.



lunedì 17 marzo 2014

lunedì 24 febbraio 2014

Tavole d'esame "Laboratorio di Progettazione III" - Prof. arch. Alessandra Capanna


Tavola 1 - Inquadramento e concept


Tavola 2 - Planimetria scala 1:1000, e studio delle alberature


Tavola 3 - Pianta prospetti e sezioni dell'asilo scala 1:200 + Render